BLOW 
        UP - n. 62/63 - luglio/agosto 
        2003 
        Indie rock 
        obliquo e oscuro, lungaggini louisvilliane in forma dilatata o dalle increspature 
        più specificatamente math rock sono i cardini stilistici attraverso 
        cui si sviluppa inside the whale. I Miranda dimostrano di saper padroneggiare 
        tali espressioni in questo lavoro d'esordio: la chiave strumentale della 
        loro musica prevale nel catturare e nel permeare un ondivago peregrinare 
        psichico in cui le parole sono solo passeggere di poco rilievo. Il tri 
        fiorentino riesce a cogliere sfumature significative soprattutto nello 
        svolgimento di slow motion quali val e safe trip ma la mancanza di di 
        qualche spunto catalizzatore se non di qualche "canzone" in 
        senso stretto alla fine pesa sull'economia complessiva dell'album. 
        Fabio Polvani 
         
        SUCCO ACIDO. Inciso a Firenze nel luglio del 2002 mettendo insieme 
        materiale risalente al biennio precedente (comprese alcune tracce già 
        incluse nel demo "Miranda’s warn" del 2001, qui riproposte 
        in nuove versioni), "Inside the whale" segna il debutto dei 
        Miranda e con essi della fiorentina fromSCRATCH, nuova indie-label diretta 
        proprio da Giuseppe Caputo dei Miranda. Dall’uscita del disco (giugno 
        2002) ad oggi molte cose nel frattempo sono successe: la fromSCRATCH ha 
        partorito un nuovo lavoro (la compilation di cui trovate notizia sempre 
        in questa rubrica), i Miranda hanno messo a disposizione sul sito dell’etichetta 
        "Whale shit" (un ep interamente scaricabile contenente alcune 
        out-takes dell’album) ed il gruppo ha perso per strada il vecchio 
        batterista Gabriele, così che adesso la formazione vede Giuseppe 
        (voce e chitarra) e Piero (basso) affiancati dietro i piatti da Nicola. 
        Ma facciamo un paio di passi indietro e torniamo a "Inside the whale". 
        Basta premere il tasto play e ci si trova subito immersi nel magma sonoro 
        del trio in compagnia della balena che campeggia nel titolo e sulla bella 
        copertina del cd: nonostante ci si trovi al cospetto, come detto, di tracce 
        "finite" figlie di una gestazione biennale, "Inside the 
        whale" mantiene immediatezza e pathos espressivo, merito anche della 
        registrazione domestica. I 6 lunghi brani qui contenuti, tutti prevalentemente 
        strumentali, si muovono lungo l’asse che da Louisville porta a Chicago 
        ed i Miranda padroneggiano la materia con sicurezza affidando alle trame 
        chitarristiche il compito di rilasciare e trattenere la tensione tra momenti 
        noise e momenti di calma piatta apparente. E quando la chitarra si incanta 
        su accordi circolari è il lavoro di addizione/sottrazione operato 
        dal basso a conferire dinamicità e profondità ai pezzi, 
        mentre i brandelli vocali che galleggiano in superficie accrescono quella 
        sottile sensazione di naufragio imminente evocata dalla musica. 
         
        Mandaï. Miranda 
        plays an active Post-Rock which will give a second breathe to this kind 
        of music sometimes getting too repetitive. The music of Miranda starts 
        generally quite slow to palce a certain mood... which will be destroyed 
        by some powerful melody breaks a bit further. This Power trio plays efficiently 
        on different mood, sometimes clean, sometimes heavier or noisy. Vocals 
        seems haunted, using a nice low production effect... Maybe as if the singer 
        was inside the whale... This italian band gives the Post Rock style a 
        new sense which will certainly make some fans ! 
        Wetdog (March 2004) 
         
         gonzocircus 
        (bimonthly magazine, holland & belgium) 
        ‘Inside The Whale ’ is het debuutalbum van dit Italiaanse 
        trio,,dat voorheen opereerde onder de noemer Miranda ’s Warn.Ze 
        presenteren zes nummers broeierige en eigenzinnige postrock,met veel tempowisselingen 
        en sporadische zanglijnen.Miranda moet het niet hebben van de binnen het 
        genre stereotiepe noiseuitbarstingen om spanning in hun nummers in te 
        bouwen.Door het toelaten van improvisatie deconstrueren ze hun eigen werkstukken 
        waardoor een claustrofobische sfeer ontstaat. Daardoor bevat deze plaat 
        niet zozeer echte songs maar biedt ze vooral een momentopname.Nooit gedacht 
        dat een Italiaans trio vernieuwend zou zijn binnen de postrock,maar Miranda 
        bewijst het tegendeel.Een voorsmaakje is hun ep ‘Whale Shit ’,gratis 
        te downloaden op de site van het label.  
        ‘Collisioni In Cerchio ’ presenteert een staalkaartje van 
        de Italiaanse underground..Vijftien bands treden aan,waarvan er acht deelnamen 
        aan een speciale opnamesessie georganiseerd door het label, met de bedoeling 
        kruisbestuivingen tussen de diverse deelnemende bands te stimuleren. Het 
        aanbod is heel gevarieerd:er is jazzcore van Tanake ,Freetto Meesto en 
        het altijd indrukwekkende Zu , nowave van To.The.Ansaphone ,slepende mathrock 
        van Slope ,een geniale coverversie van de klassieker ‘Be Your Dog 
        ’ door L ’Enfance Rouge en de openingstrack van Jealousy Party 
        klinkt als David Moss in een rapbui.Het voornoemde Miranda schenkt voor 
        de compilatie een zes minuten durende luistertrip,die niet op hun debuut 
        is terug te vinden.De paar missers die op de plaat staan (drie van de 
        vijftien)doen niet af aan het feit dat dit een boeiende compilatie is 
        die bundelt wat er zich onder het slijm van de Italiaanse charmezangers 
        bevindt.(www.fromscratch.it) 
        (pb) 
         
         
        SENTIREASCOLTARE.COM 
        È importante rimarcare che Inside The Whale è il primo 
        album pubblicato dai Miranda, band nostrana che ha già passato 
        alcuni cambi di formazione negli anni passati. Ci occupiamo di questo 
        disco a ridosso dell'abbandono di Gabriele Ragonesi (prontamente sostituito 
        da Nicola dei Toy Koe), batterista che assieme a Giuseppe Caputo e Pietro 
        Cafara aveva segnato a fuoco le sei tracce qui contenute.  
        La partenza di Bmx si propone come un accostamento di fasi più 
        concitate e soluzioni più rallentate, nemmeno troppo distanti da 
        quello che combinerebbero i Mogwai in un'instabile session assieme ai 
        June Of '44. Involved Man si avvicina soprattutto alle fasi più 
        bilanciate degli Slint, distendendosi su lenti movimenti indie che potrebbero 
        appartenere alla produzione dei Karate; il tutto prima di un interminabile 
        loop minimale che ci introduce alla melanconia di 'Fabyenne', traccia 
        che non trattiene assolutamente nulla della tradizione musicale italiana 
        ma che sembra provenire direttamente da una sala prove d'oltreoceano. 
        Lo slow-core di Val ci ricorda i momenti migliori dei New Year, tanto 
        paiono delicate ed allo stesso tempo appassionate le chitarre di Caputo, 
        subito sostituite dagli stridori più comunemente indie-rock di 
        'Toi' e dalla conclusione plumbea e ossessiva di Safe Trip. Inside The 
        Wale è indubbiamente un gran disco, ineccepibile sia per cifra 
        stilistica che per trasporto emotivo. Il modo in cui melodia e dissonanza 
        sono mischiati ha del miracoloso per una band italiana e, se davvero dovessimo 
        fare un appunto a quest'opera prima, con il prossimo album vorremmo ascoltare 
        qualcosa di ancor più personale e inedito, meno free nella forma 
        ed ugualmente obliquo nell'approccio.  
        Ma sono semplici annotazioni per un'ottima band alternative che si avvicina 
        ai clamori del futuro. 
        (7.0/10) Michele casella 
         
         
        ALTERNATIZINE - Riesce 
        difficile immaginare che un gruppo di tre ragazzi riesca a mettere insieme 
        un lavoro di tre quarti d’ora in sole sei tracce, frutto di lunghe 
        jam impostate su melodie dissonanti e rumorose, senza suscitare cali d’attenzione, 
        senza destare noia nell’ascoltatore e senza ripetere all’ossesso 
        certe idee che facilmente potrebbero venire a mancare. Eppure i Miranda 
        sono in grado di uscire da stereotipi, nonostante le influenze siano ben 
        udibili. La storia di questo trio toscano cambia con il cambiare degli 
        elementi, se agli inizi i loro ascolti erano orientati verso il noise 
        (Unsane, Jesus Lizard, Shellac…), con l’inserimento del nuovo 
        batterista l’approccio cambia, i pezzi si dilatano verso lidi psichedelici 
        e l’improvvisazione diventa la svolta creativa. Spesso possono ricordare 
        Sonic Youth, June Of 44th, Slint e anche Shellac in alcuni stacchi ritmici 
        come in Fabyenne e Toi, ma avere certe influenze è essenziale per 
        concepire un certo tipo di musica ed è palese che queste sei lunghe 
        tracce non hanno strette parentele con nessuno.  
        Inside The Whale, primo album del trio, mostra tutti i percorsi affrontati 
        da tre strumenti in una jam: gli inseguimenti, le pause, le dilatazioni, 
        i crescendi e gli stacchi improvvisi; i Miranda in tutto questo si sanno 
        destreggiare dietro una monotonia, solo all’apparenza, di tempi 
        e di muri sonori. Il basso, spesso snobbato per le sonorità in 
        gruppi simili, mi ha stupito positivamente per la fluidità e per 
        l’importanza nella registrazione, non è mai in secondo piano 
        e accompagna nel miglior modo i variegati giri di chitarra e la voce che 
        più è rara, più si fa apprezzare. I cani che abbaiano 
        nel finale evocano un’immagine di congedo, un saluto. 
        Molti gruppi nostrani ricevuti gli insegnamenti americani (soprattutto 
        la scia Sonic Youth) hanno pensato bene di dare corpo al rumore con criteri 
        spesso sragionati per filosofia e fini a se stessi, producendo veramente 
        poco d’interessante e per lo più sempre qualcosa di troppo 
        derivativo. I Miranda sono i primi di questa scia che hanno i meriti di 
        mettere dell’ottima carne al fuoco perché hanno delle invidiabili 
        potenzialità creative.  
        Il lavoro esce per From Scratch, un’etichetta da tenere d’occhio, 
        la Dischord toscana. Nel sito della label si trovano gli mp3 di tutto 
        il resto delle jam non finite all’interno di Inside The Whale. Mentre 
        notizia degli ultimi giorni annuncia un avvicendamento dietro la batteria. 
        Batteristi, una razza nomade. 
        Zurdano 
         
        KRONIC. Libertà espressiva destinata a tramutarsi in un 
        indie rock a tinte strumentali, dove la voce è saltuario accessorio 
        da utilizzare con dovizia. Sono i Miranda, trio chitarra-basso-batteria 
        con un sottile rumorismo d’area math a far talvolta capolino.  
        Trame lunghe (ma non troppo), una predilezione più per Louisville 
        che per Chicago e gli Slint come primo modello, pur con la manifesta intenzione 
        di voler restare al confine del concetto generico di post senza mai tentare 
        di oltrepassarlo. L’attitudine è vagamente psichedelica, 
        molto attraente quando la scelta slow riesce a dominare nelle composizioni. 
        Una miscela di Polvo (in discreta quantità), Shellac (un po’ 
        meno), Unwound (qualcosa in più) e Blonde Redhead (proprio una 
        spruzzata): il risultato sono sei episodi claustrofobici e dilatati, in 
        cui la tensione sa quando allentarsi per lasciare spazio alla fasulla 
        serenità. 
        Primo vero lavoro sulla lunga distanza, “Inside The Whale” 
        mostra potenzialità che in futuro potrebbero regalare sorprese 
        molto gradevoli. Ma già oggi si possono passare quaranta e passa 
        minuti di ottima fattura. 
         
        MESCALINA 
        . Immaginatevi con il walkman di notte, mentre passeggiate per le strade 
        della vostra città, senza una meta, solo voi con i vostri pensieri 
        e le vostre emozioni: nelle orecchie ronza una musica ricercata e sperimentale, 
        fatta di una chitarra, di un basso e di una batteria che sottolineano 
        la particolare atmosfera che vi circonda. A tratti, dopo lunghi assoli 
        onirici, ecco giungere una voce, maschile ma quasi suadente, una voce 
        simile alla Karen O più dolce che racconta quello che state vedendo, 
        vi fa da Cicerone nella vostra sortita notturna: quella musica proviene 
        da "Inside the whale", l'album del trio musicale Miranda, e 
        sembra essere il miglior compagno di viaggio per questa notte.  
        Ogni album ha una sua storia, una sua ragion d'essere ed un preciso ambito 
        nel quale goderne appieno: l'ambito solitario e notturno è quello 
        che credo si avvicini maggiormente alle sonorità di questo gruppo, 
        simili per certi versi agli Ultra Violet Makes Me Sick.  
        "Inside the whale" sono sei canzoni che possiamo tranquillamente 
        considerare come un lungo viaggio di tre quarti d'ora, pieno di svolte 
        sonore imprevedibili accompagnate da un tessuto sonoro (gestito da Gabriele 
        Ragonesi e Piero Carafa, rispettivamente con batteria e basso) che sostiene 
        le ottime prove vocali di Giuseppe Caputo, responsabile anche delle impennate 
        chitarristiche.  
        Parliamoci chiaro, "Inside the whale" è un album, nonostante 
        gli accenti di inquietudine ravvisabili in alcune pieghe prese dalla musica, 
        di sottofondo, sottofondo ai vostri pensieri piuttosto che ad un lungo 
        viaggio in macchina o ad una cena romantica a lume di candela, ma ascoltare 
        questo disco senza fare nient'altro, concentrandovi solo sulla musica: 
        vi entusiasmerebbe per i primi minuti per poi regalarvi forse qualche 
        sbadiglio dovuto alla totale uniformità sonora dei vari pezzi. 
        Interessante sarebbe vederli live, avvolti da luci arancioni nel buio 
        totale di un locale come si deve: le variazioni improvvise che il concerto 
        rende possibile potrebbero regalare una serata davvero speciale, un viaggio 
        sonoro verso altri lidi lontani, molto lontani.  
      AKTIVIRUS  
        Una storia come tante altre quella dei Miranda, l'incontro casuale dei 
        suoi membri, le lunghe jam sessions atte a definire l'estetica del proprio 
        sound, il primo demo ed il successivo assestamento alla formazione attuale, 
        quello che fa la differenza piuttosto è l'eccelsa qualità 
        delle canzoni contenute in questo disco d'esordio dei tre fiorentini, 
        battesimo anche per una nuova label avente stanza in quel di Arezzo, la 
        fromScratch Records, di cui presto sentiremo ancora parlare visto che 
        in programma ci sono diverse altre uscite. "Inside the whale" 
        è un lungo viaggio suddiviso in 6 tracce, registrato in presa diretta 
        in un luogo volutamente angusto e claustrofobico, in cui si riesce a percepire 
        in un amalgama sonora di grande suggestione, il meglio dell'indie-rock 
        americano degli ultimi 15 anni, ogni strumento ha un suo notevole peso 
        specifico nell'economia del suono della band, basti solo notare le continue 
        mutazioni dei brani, causate da uno stacco di batteria o dalle esplosioni 
        improvvise degli strumenti a corda, quiete e rumore che si alternano alla 
        maniera dei migliori Slint o dei primissimi Karate, con i quali condividono 
        lo stesso gusto per le accordature aperte ed un approccio alla dilatazione 
        della forma canzone, pur tuttavia mantenendo la voce in sordina, perennemente 
        soffocata sia dal magma roboante provocato dagli strumenti, sia dall'utilizzo 
        sulla stessa di forti riverberi naturali e non. Forse è proprio 
        la voce l'unica cosa che ancora non convince a pieno in questo disco, 
        fossi nei Miranda non escluderei la possibilità di tentare l'utilizzo 
        dell'italiano per dare un'impronta ancora più suggestiva al suono. 
        Per il resto, un'ottima registrazione, un gradevolissimo packaging ed 
        il prezzo contenuto rendono l'acquisto di questo disco un dovere, se siete 
        alla ricerca di un qualcosa che pur tentando una qualche forma di astrazione, 
        riesca a farvi stare con i piedi ben saldi per terra.  
        Contattate l'etichetta (www.fromscratch.it) o i Miranda stessi (miranda@fromscratch.it), 
        un disco italiano così bello non lo si sentiva davvero da tempo. 
        Vanni Sardiello  
       MOVIMENTA 
           Inside the whale segna l'esordio nella scena 
        indipendente italiana sia dei Miranda (che dopo il demo autoprodotto Toy, 
        arrivano alla cruciale prova del primo album), che della From scratch 
        records, che si presenta già con diversi gruppi interessanti, ed 
        un'altrettanto interessante politica dei prezzi (seguendo intelligentemente 
        le orme di tante etichette italiane, attraverso la vendita dei dischi 
        online ai costi giusti). 
        Dei Miranda potremmo dire che, fondamentalmente, sono un gruppo math-rock: 
        e faremmo un grosso torto al loro lavoro. Il loro chitarrismo sembra essere 
        sintesi di tutte le migliori intuizioni degli ultimi dieci anni, da Polvo 
        a Shellac, da Unsane ad Unwound: la forza dei sei brani di questo disco, 
        tutti dal minutaggio piuttosto elevato, sta tutta qua, nel continuo e 
        libero susseguirsi di soluzioni chitarristiche, sorprendenti sia per quantità 
        che per qualità (non un caso, se la loro origine è in lunghe 
        jam di prova), pur senza rinunciare all'istinto melodico, per cui troviamo 
        che un po' ovunque si insinua gentile la voce di Giuseppe Caputo, sempre 
        discreta, talvolta persino sussurrata ed appena percettibile (Val). 
        Ed attendiamo il prossimo lavoro, se non già il prossimo split 
        coi Tanake, per aver modo di vedere se questo è stato solo un (gran) 
        momento di ispirazione, o se c'è un nome nuovo da annoverare nel 
        miglior rock italiano...  
      KATHODIC La 
        From Scratch è una delle poche (e per questo preziose) unità 
        operative autoctone che sembra interessata più a propagandare una 
        propria personalissima idea di autenticità indie rock 
        che a finire nellelenco delle fucine spara-new-sensations a getto 
        continuo. La pubblicazione di questo Inside the Whale, opera 
        prima del trio formato da Giuseppe Caputo (chitarre, voce e loops) Gabriele 
        Ragonesi (percussioni) e Pietro Carafa (basso), ne è la prova più 
        lampante. Coloro che vorranno avvicinarsi questa notevole collezione di 
        dilatate pieces (semi)strumentali si imbatteranno in una fantasmagoria 
        di sonorità retrò una migliore dellaltra. Oltre alla 
        coltre del Polvo-sound, che avvolge come un manto indolente anche i momenti 
        guitar post-rock più aggressivi, si riescono a scorgere uninfinità 
        di rimandi tutti di notevole livello: centrano a tratti Sonic Youth 
        e Pain Teens, a tratti la tenue psichedelia disarmonica di unimprobabile 
        John Fahey in versione indie rock (i passaggi al ralenti di Involved Man), 
        altre volte ancora il noise asciutto e velatamente acido degli Headspring 
        (uno dei migliori prodotti nostrani dei primi 90 e forse di tutti 
        i tempi
 ma chi li ricorda?). Il plusvalore è comunque dato 
        dal fatto che i Miranda non rinunciano neanche a qualche punto di contatto 
        con lattualità tramite i barlumi di cantato slacker vicini 
        a certo materiale di casa Superglider (nella bmx dapertura) o le 
        sinuose derive chitarristiche serpeggianti tra The Sea and Cake e il Jim 
        O Rourke più accessibile in val.5.toi.  
        Ottima prova desordio e caloroso invito da parte di chi scrive a 
        procurarvi quanto prima il loro cd contattando il seguente indirizzo: 
        info at fromscratch.it. 
        Aggiunto: June 19th 2003 
        Recensore: Mauro Carassai 
        Voto: 3,5/5 
      KOMAKINO 
         Miranda - Inside The Whale (6 tx, 44'35'' - from scratch rec '03) 
        - I Miranda sono un trio: Giuseppe Caputo alla voce/chitarra/loops, Gabriele 
        Ragonesi al basso, Pietro Carafa alla batteria. Formatisi come gruppo 
        di improvvisazione rumorista nel 1998, dopo qualche cambio di formazione, 
        un demo ed un concerto di spalla agli americani Tristeza, sono pervenuti 
        ad un suond molto originale. Si sentono influenzati da Unsane, Jesus Lizard, 
        Shellac, Polvo e dalla Chicago post, bè ragazzi tanto di cappello. 
        I brani sono vere canzoni (non masturbazioni da blando progressivo) e 
        sono anche emozionanti perbacco! Nascono dalla convergenza di Van Pelt, 
        Slint e Touch & Go, cosa volete chiedere di più ad un gruppo, 
        il sangue? Eccovelo: Bmx, Involved Man, Fabyenne (echi di Devics nell'intro 
        e progressioni albiniane poi), Val, Toi (mai stati ad Action Park?), SafeTrip, 
        una dietro l'altra implodono/esplodono senza cedimenti. Questa è 
        musica che ferisce come uno schiaffo nell'anima, una vera benedizione 
        per la scena nazionale. E pensare che Inside The Whale (From Scrath records 
        2003) è "solo" l'album d'esordio per i Miranda, scusate 
        se è poco. Compratevi il cd italiano dell'anno scrivendo a info 
        at fromscratch.it, costa solo 10 euro (spese postali incluse) e vale la 
        rinuncia ad un paio di birre. Non astenersi astemi. // English translation 
        coming soon! 
        postato da vonobox 23:33 
      POST-IT 
        ROCK  Opera prima della neonata fromScratch records 
        (come etichetta, si intende, come agenzia già baluardo di un certo 
        modo di fare musica toscano, con gruppi quali i grandissimi Appaloosa, 
        To the Ansaphone, Can-D etc.etc ), il cd dei Miranda suona esattamente 
        come il concetto che il trio (chitarra, basso, bateria) voleva esprimere: 
        sensazioni dal ventre della balena. Territorio ambito e intellettuale, 
        vedi Henry Miller, di un luogo ovattato e caldo dove perdersi nei pensieri 
        senza particolari esigenze e bisogni, come il ritorno nella pancia della 
        madre, in fondo. In questa sede diviene però esasperata limprovvisazione 
        fine a se stessa e il vorticoso girare dei pezzi, senza una particolare 
        impronta/arrangiamento e direzione se non questa sensazione claustrofobica 
        di fondo, qualcosa di lontano, che solo in alcuni momenti riesce ad incidere. 
        Uno di quei dischi che probabilmente significano moltissimo per chi sta 
        suonando, e davvero non si vuole discutere il senso umorale di questo 
        cd, ma che tendono a chiudere chi ascolta dietro un vetro, come ascoltatore 
        poco coinvolto e partecipe. 
        Queste le sensazioni, ma il tutto è comunque opera degna di nota 
        (a cominciare dallottima veste grafica), opera da presa diretta, 
        senza tanti fronzoli e suoni diversificati, venata di psichedelia nei 
        lunghi sviluppi delle tracce, saliscendi improvvisativi, movimenti per 
        costruzioni dal suono pulito e massiccio, poco lieve, in cui la voce gravita 
        senza voler troppo disturbare, a volte sghemba quasi a dar fastidio, come 
        il sottofondo di una radio accesa. E come ascoltare i Votiva Lux, 
        già passati su questi canali, suonare con una forte e decisa intenzione 
        post-noise-rock.  
        Per chi vuole perdersi nel vortice e continuare a girare. 
         
      MUSICBOOM 
         [Is A Woman di Beatrice Finauro] Miranda è un nome affascinante. 
        Mi fa pensare a qualche donna fatale uscita da un racconto ramingo di 
        Gabriel Garcia Marquez, a questo, a una donna bella e fascinosa quanto 
        misteriosa e misterica più che alla sciampista che lavora nella 
        parrucchieria sotto casa mia. E vi assicuro che si chiama cosi. Ma le 
        sensazioni evocate da Inside The Whale, primo album di questo gruppo dal 
        nome femminile, non hanno nulla a che fare con acconciature da sessantenni 
        e bigodini, con colorazioni improbabili, con odori di shampoo e spray, 
        caschi per la messa in piega e chiacchiericcio cicisbeo. Quindi allontaniamo 
        dalle nostre teste questo immaginario di dozzinale quotidianità 
        e torniamo alla prima immagine, quella della donna attraente e un po 
        torbida.  
        Gabriele Ragonesi, Piero Caiafa, Giuseppe Caputo si calano in studio e 
        imbastiscono un album dalle trame oscure e dilatate. I nomi che ci vengono 
        in mente più frequentemente ascoltando i quarantaquattro minuti 
        e più del cd in questione sono quelli di Slint, Polvo, Shellac, 
        molto del post chicagoano e del matematismo anni novanta. Una buona prima 
        prova per la band che inaugura il proprio percorso con la neonata From 
        Scratch Records aretina. Il suono  vero protagonista di Inside The 
        Whale disco quasi totalmente strumentale in cui la voce ha pochissimo 
        spazio- tra distensioni e accartocciamenti su se stesso forma una massa 
        magmatica alla quale ci si può solo abbandonare, senza star lì 
        a dividere strumento per strumento, senza inutili distinguo tra fasi di 
        assalto e fasi di ritirata in cui gli attacchi frenetici si assopiscono 
        per lasciar spazio a note reiterate e ipnotiche. Un suono omogeneo e monolitico 
        che colpisce sia la testa che il cuore tenendoli in una sorta di veglia 
        post onirica.  
        Bella anche la grafica. 
         
      ROCK 
        IT  I tre membri dei Miranda hanno retroterra musicali 
        diversi ma comunicanti, dall' indie melodico all' improvvisazione rumoristica 
        sino alla psichedelia portata da Gabriele, ultimo acquisto (2001). E tutte 
        queste esperienze sono confluite nella loro opera, un insieme di brani 
        dal sapore post, costruiti a partire da lunghe jam e registrati in un 
        luogo chiuso e angusto che ha dato l' idea per il titolo del cd. 
        Post rock si diceva, immaginatevi dei Godspeed You Black Emperor! dalle 
        sonorità più indie rock e senza la predilezione per lunghi 
        sciabordii di 20 minuti. Per la maggior parte strumentale, anche se ogni 
        tanto fanno capolino 
        dei piccoli pezzi di cantato in inglese, presenta un suono scarno, secco, 
        quasi esausto (in senso positivo). L'impressione che mi dà, se 
        mi lascio andare ascoltando "involvedMan", è quella di 
        un vecchio ritto nel buio più 
        totale in un torrido deserto, la faccia rinsecchita e incartapecorita 
        fissa verso un tramonto morto ed inesistente. E' come se si fosse rinchiusi, 
        davvero, ma da pareti mentali, come l'oscurità appunto. E musica 
        che riesce 
        ad evocare certe visioni senza l' uso di alcunchè deve avere qualcosa 
        di buono! Un non so che di magico, rosso e nero, che a tratti dà 
        quiete, a tratti ansia, un non so che di incompiuto e immobile. Bravi. 
        Certo è che bisogna essere in vena per lasciarsi andare alla fantasia 
        di questo cd, e sicuramente anche dargli più ascolti, immergendovisi 
        pian piano. 
        Un difetto però, evidente soprattutto nella prima traccia, "Bmx": 
        la voce. 
        Spesso effettata, non brilla, anzi annega nel suono (ma non abbastanza), 
        non contribuendo a dovere nell' economia dei brani. Forse i sussurri più 
        lievi di "Val" si salvano. Potrebbe forse essere sostituita 
        con qualcosa di diverso: c'è chi usa l' elettronica, ma non mi 
        pare questo il caso, chi campionamenti da radio o vecchie cassette, chi 
        usa il sax, a tratti diafano e lontano, a tratti secco ed aggressivo pieno 
        di furia free jazz, chi aggiunge strati di chiarre sporche sino ad ottenere 
        un effetto colata di catrame, basta trovare una via insomma. Oppure togliere 
        di netto. 
        Per il resto un ottimo cd per naufragare nei propri pensieri, per vagare 
        tra le proprie visioni surrealiste, tra le pieghe del proprio immaginario. 
        E pensar che all' inizio ero ben scettico sulla loro affermazione "dal 
        vivo Miranda tesse trame sonore che puntano dritte al cervello". 
        Sappiate dedicargli tempo, sappiate trovare umore e modo giusto per l' 
        ascolto, 
        magari in un posto calmo e caldo. Magari in un posto chiuso. Vi ripagherà. 
        Andrea la placa  
      MUSICCLUB. 
        La fromSCRATCH Records è una nuova etichetta italiana che, dopo 
        aver iniziato come agenzia di booking, ha ritenuto opportuno compiere 
        il passo verso la diffusione di materiale sonoro. L’intento base 
        è quello di raggruppare realtà toscane, genericamente riconducibili 
        all’ambito del rock indipendente, e di concedere loro l’opportunità 
        di far circolare in maniera diffusa i propri lavori. Altra peculiarità 
        che rende merito alla label è che il CD è acquistabile alla 
        modica cifra di 10 _ (spese postali incluse) scrivendo a info at fromSCRATCH.it! 
        Detto questo veniamo ai protagonisti, ovvero i Miranda, terzetto “classico” 
        (nel senso che fanno dialogare basso, chitarra e batteria, aggiungendo 
        moderate dosi vocali e loop sparsi), che dopo aver assestato la line up 
        e mutato denominazione (la precedente era Miranda’s Warn) ha preso 
        la via dello studio di registrazione per partorire i sei brani lunghi 
        che compongono il disco di debutto. La ponderazione con cui i pezzi sono 
        stati concepiti e vengono eseguiti, oltre all’articolazione con 
        cui gli stessi si sviluppano, mi pare che siano le caratteristiche salienti 
        di ‘Inside The Whale’, titolo che lascia intuire come la permanenza 
        all’interno della balena debba essere vista (oltre che come un ricordo 
        di Pinocchio) come una via di fuga dal mondo che ci circonda, il rimedio 
        estremo per isolarsi dall’esterno. Se vogliamo poi parlare di generi 
        e accostamenti, allora possiamo dire che andiamo a finire dalle parti 
        di un rock geometrico mai troppo angolare, dilatato e anche un po’ 
        psichedelico, come una versione più diluita degli ultimi Three 
        Second Kiss (sempre per rimanere in Italia e volendo citare un gruppo 
        di caratura internazionale). Comunque si tratta di un album che non presenta 
        sbavature e che permetterà ai Miranda di crescere con raziocinio, 
        consolidando ed evolvendo ulteriormente un sound già maturo.  
        roberto michieletto 
         
        SODAPOP. To The Ansaphone, 
        Freetto Meesto, Andreini, Nativist, Alio Die, Miranda ed uno stuolo di 
        altri gruppi a dimostrare che "Toscana is back on the map!". 
        Nel mini CD d'esordio dei Miranda si parla un linguaggio indie-rock fortemente 
        psichedelico e, nella migliore tradizione toscana (chissà poi perchè?), 
        a tinte fosche. Echi e richiami diversi, Polvo (BMX), Sonic Youth (Fabyenne, 
        Involved Man, ma non solo), Unwound (Safe Trip) e non so perchè 
        anche una vena malinconica che ricorda quei sant'uomini degli Afghan Whigs 
        (ricordate ancora?). Come avrete notato, esclusi i Polvo (che poi starei 
        attento a non escludere neppure troppo), tutti i gruppi citati devono 
        molto agli ex-giovani sonici; il richiamo, consequenzialmente, sorge spontaneo 
        anche per i Miranda. Va pur detto che il cantato narcotico su base acida 
        è un dogma che i Sonic Youth, volenti o nolenti, hanno imposto 
        un po' a tutti gli indie rockers che li hanno succeduti. Rock e non post-rock: 
        meno male, visto che Mogwai e (da noi) Giardini Di Mirò hanno dato 
        il via alla proliferazione di gruppi-pippa che sono fra le maggiori cause 
        di orchite insieme alla discografia omnia dei Ramones. 
        Buone premesse per un florido futuro; i Miranda dovrebbero solo cercare 
        di curare meglio la produzione del disco, per ora ancora poco incisiva 
        e che non ne inquadra a pieno gli spunti più riusciti. Scompariranno 
        nell'anonimato? Sopravviveranno alle abitudini di un paese dove i fruitori 
        di musica (addetti al settore in primis) snobbano i connazionali e se 
        vanno a vedere un concerto lo fanno con la stessa cadenza con cui Biscardi 
        centra un congiuntivo? Chi vivrà, vedrà. 
         
        DRIVEMAGAZINE. 
        Dopo avere raggiunto un minimo di stabilità e successivamente alla 
        pubblicazione nel 2003 del cd autoprodotto Toy, i Miranda, trio composto 
        da Gabriele Ragonesi, Pietro Carafa e Giuseppe Caputo, esordiscono ufficialmente 
        con Inside the Whale, un disco dalle sonorità tipicamente a bassa 
        fedeltà, in bilico fra aggressività e acide obliquità 
        strumentali dall'effetto lievemente narcotizzante. I Miranda probabilmente 
        non nutrono grosse pretese di originalità, il richiamo verso gruppi 
        storici come Sonic Youth e Slint mi pare piuttosto evidente eppure la 
        riuscita di questo disco non sembra risentire eccessivamente dell'uso 
        ed abuso di riff e arpeggi dissonanti fin troppo noti (in particolare 
        per chi segue da tempo la scena indie-post-noise) e, in generale, durante 
        lo scorrere dei sei brani di Inside the Whale è distinguibile un 
        apprezzabile tensione creativa determinata a dare una parvenza di serietà 
        e di ricerca compositiva, riscontrabile soprattutto nelle ampie dilatazioni 
        strumentali.  
        Dal punto di vista dell'impatto melodico il gruppo mantiene un profilo 
        piuttosto basso ed intimo, com'era forse facile da immaginare, con la 
        conseguenza di relegare l'ascolto di questo cd alle ore notturne, giusto 
        per apprezzare al meglio i momenti più dolenti e malinconici, talvolta 
        soffocanti, che predominano la maggior parte delle composizioni. Un disco, 
        quindi, da ascoltare in momenti particolari e con la massima predisposizione 
        d'animo, con la dovuta calma e attenzione.  
        Sia chiaro, i Miranda hanno dato vita ad un lavoro onesto e di discreto 
        livello ma sicuramente hanno ancora grossi margini di miglioramento: forse 
        questi tre ragazzi dovrebbero cercare di imprimere un maggior spirito 
        di contaminazione alla loro musica... giusto per ricavare dai suoni e 
        dagli arrangiamenti una maggiore personalità.  
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