interviste:
    komakino maggio 2007
    freak out novembre 2006
    kronic giugno 2006

    KRONIC di Marco delsoldato

    Rispetto a “Inside The Whale” come valutate il nuovo lavoro? Fisiologico successore o geneticamente differente?
    Direi geneticamente differente. A dire il vero non ascolto più da tempo inside the whale tanto da sentirlo quasi ad appartenere ad un altro gruppo, ad un’altra storia. E’ cambiata radicalmente la nostra attitudine, il nostro linguaggio. Inside the whale era molto più chiuso in se stesso, pieno di cambi di strutture e in un certo senso “matematico”, anche se oscuro nell’insieme e nei suoni.
    Rectal exploration è l’opposto: i brani in media sono lunghi la metà, le strutture molto più sintetiche e istintive, il contenuto più aperto e viscerale…

    Come è stato l’iter lavorativo dell’album? Un parto difficile?
    No assolutamente. La registrazione è stata un’istantanea su un momento particolare del gruppo. Ci siamo chiusi per quasi tre settimane in una cascina in campagna a comporre e registrare. Prima delle registrazioni avevamo solo 5-6 brani, più o meno strutturati. All’inizio ci siamo limitati a registrare quello che veniva così come veniva, aspettando che tutto prendesse forma in maniera naturale senza troppi discorsi o tentativi razionalizzare il lavoro. Di alcuni brani abbiamo registrato anche 10 versioni differenti. La metà del tempo l’abbiamo passata ad improvvisare, riascoltare le improvvisazioni, provare a risuonare le cose che ci sembravano più interessanti, smontare e rimontare in continuazione idee e i suoni. Tutto questo divertendoci un sacco e senza particolare stress. Non avevamo deciso quello che sarebbe dovuto uscire dalle registrazioni, avevamo solo scelto il metodo con cui avremmo lavorato. Volevamo solo uscire felici e soddisfatti dall’esperienza delle registrazione, per romperci le balle successivamente nella scelta del materiale da usare per il cd.
    Questo modo di lavorare è stato reso possibile dalla scelta di registrarci da soli, liberi di perdere tutto il tempo che volevamo…


    Ed i Miranda come sono cambiati in questi anni?

    Tanto. Innanzitutto è andato via Gabriele (ex batterista) ed è arrivato Nicola. Il suo arrivo, all’inizio del 2004, è stato determinante e ci ha aiutato stravolgere il nostro modo di lavorare. Ognuno di noi ha sviluppato il suo personale linguaggio lasciandosi condizionare dalle continue evoluzioni degli altri. Per esempio il mio modo di suonare la chitarra sarebbe sicuramente diverso se non avessi suonato per tutto questo tempo con Piero e Nicola, credo per loro sia lo stesso. In effetti in altri progetti in cui suoniamo con altri musicisti, suoniamo in maniera diversa.
    Credo che questo si avverta ascoltando i nostri pezzi, ogni strumento ha il suo peso… se togli uno solo degli strumenti da qualsiasi brano lo snaturi e diventa un’altra cosa…

    Più suoni primordiali e meno dilatazioni. Potrebbe essere questa una delle caratteristiche di “Rectal Exploration”?
    Si sono d’accordo, era proprio quello che volevamo. Sono diventato insofferente alle dilatazioni e non sopporto i gruppi che fanno delle dilatazioni il loro modo d’essere… per molti è diventato una specie di dogma… che ammazza la creatività…

    Quanto di programmato c’è nelle vostre canzoni e quanto lasciate spazio all’improvvisazione?
    Sul cd ci sono 5 brani (non ti dico quali) radicalmente improvvisati in studio. La cosa divertente è stata imparare a suonare questi brani dopo le registrazioni per i live. Abbiamo dovuto passare un po’ di tempo ad imparare queste impro, una volta che siamo riusciti a suonarle più o meno come sono sul cd, abbiamo lasciato che prendessero forme nuove. Dal vivo suoniamo quasi tutto quello che sta sul disco, spesso in forma simile spesso in maniere diversa, a seconda delle situazioni… come viene al momento…

    Andando avanti con gli ascolti mi pare scoprire ogni volta uno strato diverso, quasi sotterraneo. Impressione mia o qualcosa di vero potrebbe esserci?
    Questo mi fa piacere. Tutti i dischi che mi piacciono hanno questa caratteristica. Speravo che questa cosa venisse fuori, è importante. Mi piace l’idea di fare una musica apparentemente istintiva o “primordiale” come dici tu, ma che allo stesso tempo abbia qualcosa di inafferrabile che richiede più ascolti…

    Nella scheda stampa vi erano alcuni riferimenti. Personalmente trovo qualcosa in più di Arto Lindsay rispetto ai richiami alla Captain Beefheart…Cosa ne dite?
    Captain beefheart forse più per modo di lavorare che non per i risultati… Di Lindsay mi piacciono i DNA e aggregates 1-26… mi piace il suo modo di suonare la chitarra da comparsa/non protagonista… per lo stesso motivo adoro blixa bargeld nei primi bad seeds…

    Avete un vostro immaginario musicale a cui tentate di avvicinarvi?
    Sinceramente non saprei dire. Ascoltiamo un sacco di roba diversa in momenti diversi. Quando abbiamo registrato il cd ad esempio ascoltavo esclusivamente hip hop, tutto della anticon, dalek, buck65, sole, alias… Quindi direi che non abbiamo esattamente un immaginario di riferimento, ne abbiamo tanti e mutevoli…

    In concerto cosa cambia nei Miranda?
    In concerto domina il lato istintivo e cazzone… Improvvisiamo un po’, inseguendo i canovacci dei pezzi, ma senza essere prolissi… divertendoci e suonando senza soluzione di continuità, concentrando tutto in poco più o poco meno di un’ora. Alla fine di uno dei nostri ultimi concerti uno del pubblico ci ha detto che gli avevamo dato l’impressione di stare per smontare tutto da un momento all’altro, senza che poi questo accadesse e riuscendo a mantenere tutto insieme per “miracolo”. Aveva ragione! Cerchiamo di mantenerci su una precarietà stabile, un po’ rock n’ roll, un po’ dada, un po’ di movimento del bacino e di coglionaggine punk.


    Come valutate la scena indipendente italiana oggi?
    Molto molto vivace. Non capisco perché tutti si lamentano sempre della scena italiana. Ci sono un sacco di ottimi gruppi e di etichette che si fanno un mazzo così per produrre musica di qualità. Certo i problemi non mancano, ma c’è grande fermento. Ti faccio un po’ di nomi delle etichette che mi piacciono: ovviamente la nostra fromscratch, poi fooltribe, wallace, psychotica, ebria, burp, barlamuerte, snowdownia, madcap, Fratto9under The Sky, holidaysrecords, e tante altre che ora non mi vengono in mente… Poi tanti gruppi interessanti, promoter o semplicemente appassionati che si sbattono solo per il piacere di farlo.

    Siete rimasti colpiti da qualche band in particolare ultimamente?
    Non saprei che dirti… troppe… a me personalmente negli ultimi anni son piaciuti per attitudine i Liars, gli Oneida, gli EX, ZU, US maple, old time relijun, clouddead… Gli altri ti farebbero sicuramente nomi diversi oltre a questi, ascoltiamo tutti tantissimi dischi, dei generi e dei periodi più disparati… Spesso rimaniamo colpiti riascoltando dischi “vecchi”. L’altro giorno per caso mi è ricapitato tra le mani bitches brew di Miles davis, l’ho ascoltato per un pomeriggio intero in uno stato di totale alienazione fino a quando una telefonata non ha interrotto l’idillio! Era mia madre cazzo! E’ stato come essere sorpreso a masturbarsi!

    Il futuro immediato dei Miranda?
    Spero riusciremo a registrare 2-3 pezzi nuovi prima dell’estate, li suoniamo da alcuni concerti e vorrei fissarli allo stadio in cui sono ora, prima che cambino troppo, per poi farli uscire in uno split a natale… Poi abbiamo voglia di suonare il più possibile dal vivo, stiamo programmando un tour in francia, che spero si faccia a settembre. Poi il nostro distributore belga dovrebbe organizzarci alcune date in benelux, non sappiamo ancora quando.